Un angolo di Indonesia
E così, come la quasi totalità dei viaggiatori che vengono in australia, una vacanza nel sud-est asiatico é d’obbligo, e la mia scelta é stata l’isola di Bali, per vicinanza e per non spendere troppo. A parte le piccole truffe iniziali del primo giorno (bisogna farsi l’abitudine a contrattare qualsiasi cosa e avere un’infinita pazienza) mi sento in obbligo di avvertire futuri turisti balinesi di evitare di spendere piu’ di una mezza giornata in Kuta, il luogo meno caratteristico e piu’ caotico dell’isola. Perfetto se vuoi comperare i classici souvenir ma non per respirare il vero clima balinese.
Un altro consiglio é di noleggiare uno scooter e scorazzare per le affollate strade rimanendo sempre altamente vigili, pronti ad eventuali brusche frenate e impreviste sterzate.
Come ogni altro mio viaggio, mi son mosso completamente alla cieca, disorganizzato e con una fosca idea di quel che avrei voluto fare/vedere, ma questa volta la sorte mi é venuta incontro nel bel mezzo di un insolito pranzo in una spiaggia di Nusa Dua: un locale si avvicina e con un innocente quanto ilare modo di parlare e gesticolare propone di andare a fare snorkeling e vedere delle tartarughe ad un prezzo ridicolo, 80.000 rupie, poco più di 5 euro. Affare fatto! Così mi ritrovo con maschera e pinne carico più che mai e splash! Personalmente non considererei quel posto come un’attrazione turistica, a parte qualche variopinto pesce non c’è un gran panorama da ammirare; poco importa, ora stiamo andando a vedere le tartarughe, finalmente ho la possibilità di toccarle e fare delle foto con loro! Caspita che grandi che sono, non me le aspettavo di quelle dimensioni, alcune hanno più di un centinaio d’anni!! E che buffe creature, con la loro codina che spunta da sotto il guscio… ed ecco che accade quel che meno ti aspetti: non ho nemmeno il tempo di registrare nella mia testa quel che i miei occhi stavano guardando che mi ritrovo con una bestia di serpente attorno al collo, che con sinuosi movimenti si attorcigliava sul mio braccio. A perte la pietrificazione iniziale ho trovato subito confidenza nel maneggiare il serpente, e quando ormai stavo per fare amicizia ho dovuto salutarlo. Prima di lasciare questa riserva per animali ho fatto in tempo a stringere la zampa a pistrelli, camaleonti, strizzato l’occhio a tucani, gufi, aquile e a quella bestia di komodo. La giornata é ancora lunga e il balinese, diventato la guida, ci porta in diversi posti che solo la gente locale conosce, ci fa scoprire spiagge paradisiache e per concludere una così ricca giornata ceniamo sulla spiaggia di Jimbaran Bay alla luce del tramonto, con un menù a base di aragoste, gamberoni e altre prelibatezze (ho pagato più di un milione per una cena, prima ed ultima volta!). Il giorno seguente ce ne andiamo alla scoperta della piccola Ubud, un vero e proprio centro artistico, dove sarei stato capace di trovare tutto quello che desidero per arredare la mia ipotetica casa. Bello e affascinante. Questo paesino é affiancato dalla “monkey forest”, un covo per dispettose scimmie, che non si fan problemi a saltarti addosso per rubarti occhiali, orecchini, chiavi e qualsiasi altra cosa che si trovi alla loro portata. Ad un’ora di scooter ci si trova in mezzo alle coltivazioni di riso, le celeberrime “rice paddies”, un favoloso contrasto di un vivido verde con l’intenso blu del cielo: classica immagine da cartolina.
Dopo alcune notti in quel di Ubud decidiamo di abbandonare le montagne e tornare sulla costa, alla scoperta di nuove spiagge e di una nuova accomodation. Fare il turista e’ come lavorare, richiede molte energie, talvolta si deve guidare a lungo, ci si sveglia presto al mattino e si fa tardi alla sera, bisogna lottare sui prezzi di qualsiasi cosa ed é sembrato giusto prendersi una sana pausa negli atolli delle isole Gili. Ah, che bel! Acqua cristallina e calda (ma calda), spiaggie bianche, non esistono mezzi a motore, ci si muove o a piedi o con biciclette o a bordo di calessi. Le doccie sono salate e la corrente salta ripetutamente. Parola d’ordine é relax!