Riccardo, il night manager al quadrato

On 28 Luglio 2014, in Interviste, by Dome

Intercetto Riccardo nel tripforum Australia e la sua effergenza mi colpì immediatamente. Afferma di essere rientrato nel forum dopo molti mesi e che ora era disposto a dare consigli a chi alle prime armi perché ora non aveva più il pensiero di come restare in Oz. Ma lasciamo che sia a lui a spiegare chi è e come sia arrivato alla residenza permanente.

1) Raccontaci brevemente di te. Chi sei e qual è il tuo background.
Mi chiamo Riccardo, ho 32 anni e vengo dalla provincia di Milano. Mi sono laureato nel 2004 in Relazioni pubbliche e pubblicità allo IULM di Milano e ho poi conseguito un master in Economia ed Eventi alla Bocconi. Durante l’ università mi sono diplomato come personal trainer presso l’agenzia americana Issa. Grande appassionato di calcio giocato, ping pong, outdoor, viaggi, fotografia, Risiko, ma soprattutto musica e film.

2) Cosa ti ha spinto a cercare il tuo futuro fuori dall’Italia?
Dopo il master alla Bocconi e l’entrata nel mondo del lavoro, quello dell’ufficio per intenderci, ho capito che non era la mia strada.
Sin da piccolo la sirena Australia ha sempre chiamato forte. Ma potrebbe essere stato Canada o Nuova Zelanda. Ovunque ci fosse un numero limitato di abitanti e degli spazi aperti.
Uno dei motivi principali per cui ho deciso di lasciare l’Italia è stato quello di veder i miei coetanei completamente senza voglia di combattere a parte le ovvie eccezioni.
Tutti sempre a cercare una scusa per l’Italia che non andava. Una volta la scusa aveva il nome di Berlusconi, un’altra volta aveva il nome della “Sinistra”, e così via.
Dall’altro punto di vista non avrei mai sopportato l’idea di dover vivere a casa dei miei genitori a lungo, come in molti in Italia purtroppo fanno… sarebbe stato un prolungare all’infinito il passaggio all’età adulta.
Ci si nasconde dietro il fatto che andare a vivere da soli costerebbe troppo e allora si resta a casa con mamma e papà senza però capire che questo rallenta tutto il processo. Non impari a fare da mangiare, a fare il bucato, pagare le bollette, prenderti cura dei problemi domestici etc.

3) Perché l’Australia? Già la conoscevi o è sempre stato un tuo pallino?
Perché mi affascinava sin da piccolo, insieme a Canada e Nuova Zelanda.
Perché terra remota.
Perché è sinonimo di spazi aperti e infiniti.
Perché l’inverno è mite (non sopporto il freddo), qui il Canada veniva tagliato fuori per il momento…
E poi forse perché inconsciamente è dall’altra parte del mondo.
Sarebbe stato avere un foglio completamente bianco su cui disegnare qualcosa di nuovo.
Una cosa che mi affascinava tantissimo era quella di poter fare un lungo viaggio on the road e vivere un po’ da nomade per qualche mese.
I mesi sono diventati un anno che ovviamente si è rivelato uno tra i più belli della mia vita.
La cosa incredibile è che venni a conoscenza del working holiday visa pochissimi giorni prima della partenza.
Questo pensiero oggi mi fa un po’ paura… sarei partito senza nessun visto e senza la minima idea del fatto se era possibile lavorare o meno.
Oggi mi informerei un po’ meglio.

4) Quali sono stati i tuoi passi per trovare l’occupazione che cercavi?
La prima risposta potrebbe essere: una fortuna incredibile.
Diventare cittadino australiano attraverso una permanent residency ottenuta grazie ad uno sponsor tramite un ostello suona un po’ uno scherzo.
Poi se ci penso bene e riguardo al modo in cui ho lavorato.
Alla fatica che ho fatto per rendere un ostello già molto valido in uno dei più belli e divertenti d’Australia forse la risposta cambierebbe.
L’offerta di lavoro mi arrivò quando ero disperso su un’isola in Thailandia a fare il divemaster.
Mi chiamarono perché era piaciuto come svolgevo il ruolo di night manager in ostello… due anni prima.
Si ricordavano di me perché avevo lavorato bene.
La grande fortuna è stata quella di amare alla follia il mio lavoro.
Nel senso di svegliarsi la mattina e fare colazione in fretta perché non vedi l’ora di essere al lavoro.
È una fortuna che auguro ad ogni essere umano.
Perché se fai quello che ami davvero poi ci riesci. Non ci sono altre spiegazioni.

5) Hai nuove idee per il futuro?
Il passaporto dovrebbe arrivare presto, e questo era uno degli obiettivi primari.
La voglia di espandersi nel business dei backpackers è molto forte e ci stiamo muovendo in quella direzione.
C’è ancora margine, ma è un peccato vedere come ancora troppi italiani cominciano il loro working holiday ad east (Melbourne, Sydney), poi quando arrivano qua a Fremantle si rammaricano di non esserci venuti molto prima.
Poi il bello dell’Australia è che ti fa frullare un sacco di idee in testa, con la differenza che qui le puoi realizzare, o quantomeno tentare, senza essere soffocato da una burocrazia statica.

6) Se ti venisse proposto l’attuale lavoro che stai svolgendo in Italia, lo accetteresti? E perché?
Diciamo che il modello di backpackers che ho tentato di portare avanti qui in Australia in Italia non potrebbe funzionare.
Tutto gira intorno al fatto di avere un 70% di clienti che restano in ostello per svariati mesi e che lavorino a tempo pieno qui a Fremantle.
Tutto sta nel creare una rete di relazioni con bar, ristoranti etc. che quando hanno bisogno di ragazzi ce lo fanno sapere.
Funziona qui perché c’è una grandissima flessibilità del lavoro.
Funziona perché a parità di impieghi le paghe sono molto più alte.
Funziona perché le tasse sul lavoro sono molto basse.
Funziona perché la disoccupazione è molto bassa.
In Italia dovrei snaturare completamente il concetto e non so se ne avrei voglia.
In Italia per prima cosa bisognerebbe rendere appetibile il paese ai giovani e giovanissimi stranieri, ma è tutto un altro discorso…

7) Cosa non ti piace dell’Oz?
Io dell’Australia sono innamorato, ma devo fare una premessa importantissima: se non vivessi a Fremantle, non vivrei permanentemente in Australia.
Quando decisi di andarmene dall’Italia mi ero dato alcune dritte:

  1. Fare un lavoro che amo
  2. Vivere a 5 minuti dal posto di lavoro
  3. Vivere a 5 minuti dal mare
  4. Vivere a 5 minuti dalla piscina/palestra
  5. Vivere in un posto dove non c’è inverno e piove pochissimo
  6. Vivere in un bel posto, un po’ alternativo
  7. Un posto che offre comunque un minimo di arte, cinema e musica

Dopo un anno in giro per l’Australia alla ricerca, ho capito che Fremantle era il luogo che cercavo.
Questa città mi fa convivere con i grossi “meno” che l’Australia ha…
Prezzi e costo della vita in crescita quasi ridicola.
Costi delle case che se non sono “bolla immobiliare” poco ci manca.
E poi quella mancanza di basi, di cultura generale e particolare che per ovvie ragioni l’Australia non può avere.
Il fatto che sei davvero lontanissimo da molte mete.
Provate a vedere quanto ci vuole per raggiungere New York da Perth…
È ovvio che l’Eden non esiste, ma per quello che cercavo Fremantle (non l’Australia) si avvicinava molto.
Poi purtroppo ci sono altre cose che non amo di questo paese, ma sono molto più profonde e meriterebbero un più lungo dibattito.
Poi una cosa assurda è che pur guadagnando bene, non sarò mai in grado di comprarmi una casa a Fremantle (dove una casa costa più che a Miami, davvero!).
Penso che chi lavora in un posto deve essere in grado di permettersi una casa in quel posto stesso…

8) E cosa ti manca di più di casa?
Purtroppo quando ho deciso di partire sapevo che avrei dovuto convivere con la lontananza da mia nonna, la persona che mi ha tirato grande.
E sapendo che era già alla soglia dei novanta, e io vivendo a migliaia di chilometri lontano, non sarebbe mai più stato come prima.
Chiaro, manca la famiglia. Mancano gli amici. Quelli storici del liceo. Quelli che la vita ha scelto per te, quelli che sono più dei fratelli.
Manca il fatto di poter dire: “questo weekend vado ad Amsterdam o New York…” anche se poi non ci andavo mai.
Mancano terribilmente le materie prime in cucina, prosciutto crudo e bresaola su tutto!
Manca la cultura del mangiare seduti tutti insieme a tavola.
Manca il cielo dell’Italia alle 6-7 di sera, unico al mondo.
Mi mancano i vecchietti al bar il lunedi mattina che si ammazzano parlando di calcio.
Mi manca la passione che ci mettiamo in tutto quello che facciamo.
Mi mancano i dialetti.
Mi mancano i luoghi comuni.
Del genovese tirchio, del milanese bauscia, del meridionale fancazzista…
Perché è ovvio che sono stupidaggini, ma colorano e rendono tutto un po’ più caldo.
Dai, che domanda… Di casa manca tutto.

9) Hai dei consigli da dare a chi come te sta cercando nuovi orizzonti in Downunder?
Si.
Chiudetevi in casa per tre mesi.
Noleggiatevi 1000 dvd.
E guardatevi tutti i film possibili in lingua inglese con i sottotitoli in INGLESE (non in italiano!!!).
Traducete le canzoni che vi piacciono.
Leggete qualche magazine in inglese.
Imparate l’inglese. Siamo assolutamente scandalosi.
Non si può essere nel 2014 e non sapere una parola d’inglese.
Poi.
Consiglio numero due.
Fate il giro contrario.
Partite dalla West Coast. Lavorate un po’ per mettere via i soldi di base del trip.
Cercate poi di fare in fretta i tre mesi di farm, o qualunque altro lavoro che vi porti i giorni per il secondo working holiday visa.
Viaggiate. Fatevi un roadtrip epico in Australia. It’s once in a lifetime!
Ora un consiglio che mi prenderete per pazzo.
Chi più spende meno spende.
Chiaramente con la testa sulle spalle.
Non fatevi mancare nulla.
Mangiate bene, sano, frutta, verdura. Anche se costa molto di più delle solite scatolette di tonno e noodles.
Ogni soldo speso in cibo buono e sano è un soldo guadagnato.
Compratevi un mezzo, vi darà un’indipendenza totale.
Sarete pronti per accettare un lavoro ben pagato in un posto lontano.
Se ci sono due ostelli, andate nel più bello dei due, anche se costa molto di più, alla fine sarete voi che ci guadagnate.
Per i primi mesi state in ostello, non cercate casa in affitto.
In ostello imparate l’inglese, conoscete gente, è più facile trovare lavoro, imparate a convivere.
Poi.
Fatevi un’assicurazione di viaggio.
La medicare non basta!
Consiglio polizze tipo la worldnomads di Bupa.
Se comprate una macchina andate in banca e fate l’assicurazione, costa 20 dollari al mese ma vi salva il portafoglio in caso di incidente.
Se trovate un lavoro che non vi piace, dove non vi pagano bene, cambiate!
Se siete in un ostello sporco, cambiate!
Siete solo voi a decidere come sarà il vostro anno (e magari di più) in Australia.

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