Nel sud australiano

On 13 Giugno 2008, in Australia, viaggio, by Dome

Mi sveglio di buon’ora, fagocito qualcosa per colazione e me ne vado a fare due passi per la città. Anche oggi la sensazione è di camminare per strade fantasma, nessuno, e ripeto dico nessuno si vede all’orizzonte, nemmeno un bus o una macchina; eppure è lunedi, come mai alle nove di mattina non c’è vita? In totale disorientamento mi dirigo verso quello che ritengo il centro e poi ancora al parco verdissimo che si affaccia sul fiume dove alcuni alti edifici ne dominano la vista: è il bellissimo campus universitario di Adelaide e ammetto in tutta onestà che il solo pensare di poter essere ancora studente mi ha quasi fatto scendere una lacrima di nostalgia. Ritornando verso il centro abitato inizio a scorgere alcune bandiere sventolare da alcuni edifici e finalmente un numero più consistente di genere umano muoversi per le strade, e passando di fronte a un giornalaio leggo che oggi è il compleanno della regina e finalmente risolvo il mistero, è ancora un giorno di festa! Subito un pensiero mi sfreccia in testa: saranno aperti i supermercati o dovrò replicare riso in bianco anche per pranzo e cena? Dimenticando il mio giro turistico vado alla ricerca dei supermercati ma nonostante siano ormai le undici le serrande davanti alle porte fanno poco sperare; la mia missione ora è scovare un negozietto che venda qualcosa che possa modificare almeno minimamente il mio menù. Mi ci è voluta un’ora e mezza ed un marcia attraverso la periferia per trovare un piccolo alimentari e soddisfare così le mie esigenze; la giornata è salva. Il resto della giornata lo trascorro facendo un bucato e riorganizzando per l’ennesima volta lo zaino visto che l’indomani partirò in direzione Melbourne attraverso una famosa strada australiana, la “Great Ocean Road”, un nome che il solo suono mi fa ben sperare. Alle 6 e mezza del mattino mi ritrovo di nuovo a sedere in un pulmino, si gira per le stradine della città per raccogliere altri “vagabondi” e via verso una nuova avventura: si viaggia per rettilinee strade e il paesaggio che ci troviamo intorno è di soli pascoli per chilometri e chilometri. Dopo pranzo il nostro pulmino arranca nelle salite di montagna e a passo d’uomo raggiungiamo alcuni punti turistici dove tra sentieri e cascate d’acqua facciamo conoscenza per la prima volta di un wallabi, una sorta di canguro dalle dimensioni più piccole, e della conseguenza di un immenso incendio che colpì questi luoghi quattro anni fa: tutti gli alberi sopravvissuti al triste evento portano tutt’oggi le cicatrici ovvero la loro corteccia è nera, carbone, ed fa uno strano effetto guardare nel bosco il contrasto dei plumbei tronchi con le verdeggianti foglie. La notte la trascorriamo in un ostello di montagna gestito da aborigeni e l’indomani mattina siamo invitati dagli stessi nel loro centro turistico dove ci raccontano alcune tradizioni del loro popolo, un intreccio di realtà e fantasia difficili da comprendere realmente dalle nostre menti occidentali. Nel pomeriggio ci lasciamo alle spalle le montagne e il South Australia, siamo ormai nel Victoria e come benvenuto dobbiamo attendere il passaggio di una mandria di mucche che attraversa la strada per dirigersi alla stalla: la cosa buffa è che gli allevatori si muovono con moto cross e quad, l’unico modo per poter gestire agevolmente quel numero spropositato di bestie e talvolta è richiesto anche l’uso di un elicottero. Nulla di esagerato credetemi, tutto ciò è necessario se si pensa che non è raro che alcuni pascoli raggiungono un’estensione pari a quella di una regione italiana. Finalmente siamo sulla grande strada oceanica, abbiamo la costa e il blu alla nostra destra e il panorama per quanto semplice è mozzafiato; tra le mille soste attraverso i vari lookout possiamo apprezzare in tutta pace e tranquillità questi enormi massi che come soldatini (qui li chiamano “apostoli” ma non ho capito il perché) si ergono in mezzo al mare e vegliano le alte mura della costa. E mentre te ne stai lì coccolato dal suono del mare guardando l’orizzonte e realizzi che oltre non c’è null’altro che il polo, allora si che ti domandi “ma dove diavolo sono arrivato? Più in là non posso andare!”. La notte la trascorriamo come gran signori in una villetta fronte mare giocando a carte davanti ad un camino acceso. L’indomani viaggiamo ancora una volta attraverso strade di montagna e pure qui i boschi hanno subito lo stesso trattamento di quelli del giorno prima e considerando che abbiamo percorso centinaia di chilometri è spaventoso immaginare quanto esteso fu tale l’incendio; una vera piaga per chiunque, dagli animali all’uomo. A metà giornata siamo ormai arrivati alla meta, le strade cominciano ad allargarsi, a farsi affollate e non appena arriviamo alle porte di Melbourne ci imbottigliamo nel traffico delle grandi città: uno shock in un certo senso se considero che l’ultima grande città è stata Sydney, e dopo molto tempo trascorso anche nel nulla, non è facile riprendere contatto con palazzi e grattacieli che ti riempiono gli spazi e sbarrano la vista. Ben (ri)tornato nel mondo “normale”!

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